Romano, è normale che, finita la guerra, un giovane con la necessità di guadagnare qualcosa, tra tutti i mestieri possibili scelga di fare fotografia?
Beh, io sono nato in Versilia, andavo a scuola a Viareggio in un istituto tecnico in cui mi insegnavano computisteria. Mio padre pensava che se fossi diventato un impiegato dello Stato avrei vissuto dignitosamente. Un giorno ho buttato i libri di computisteria nel fiume, non che me ne vanti, ma non era nel mio carattere fare quel tipo di mestiere. Avevo vent’anni e ho iniziato a fotografare sulla spiaggia. Ma sentivo anche che la fotografia poteva diventare un lavoro, e così sono partito per Londra. Non avevo le idee precise, ero rimasto incantato dal mondo del cinema, dalle attrici sulle riviste che comprava mio fratello. Londra è stato un fatto di contingenza, di necessità, di cose che volevo fare per me stesso. A Londra le cose hanno iniziato a funzionare bene, non so se sia stata l...